statistiche web Storie curiose e misteri di Venezia (curiosità veneziane)

STORIE, LEGGENDE E MISTERI... e Curiosità

| la vecia del morter | Sotoportego de la piera rossa e de la Madonna de la Peste  | Sior Rioba | Campo dei Mori  | Casa del Camello  | el Gobo de Rialto | Maroco de le pipone | la “Mona” ardente e il “Casso” unghiato | il fantasma di campo Ruga | Casin dei spiriti Biasio il luganegher | Melusina e il cuore di pietra | Mistero della terza colonna | ponte del Diavolo | il palazzo maledetto | la sveglia della stregaMassoneria a Venezia | Luci rosse basilica di San Marco | Il cuore del doge | | | | |



La vecia del morter 

  La vecia del morter La vecchia del mortaio - presso sestiere di San Marco ¤ merceria dell'orologio

15 giugno del 1310 :
  La tradizione racconta che alla vittoria sui congiurati contro il Doge Pietro Gradenigo avrebbe contribuito una popolana, Giustina Rossi, che, affacciatasi alla finestra per curiosare, avrebbe rovesciato, per caso, il mortaio su la testa dell’alfiere che cavalcava accanto a Bajamonte Tiepolo, così che le sue schiere, vedendo caduto il vessillo, si sarebbero date alla fuga.

vedere > http://www.veneziamuseo.it/terra/san_marco/Basso/bas_cu_vecia.htm

https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/uneroina-veneziana-la-vecia-del-morter/

 

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Sotoportego de la piera rossa e de la Madonna de la Peste 

il Sottoportego della pietra rossa e della Madonna della Peste - presso sestiere di Castello ¤ Sotoportego Zorzi
   
  Si trova nel sotoportego Zorzi, tra Corte Nova e Calle Zorzi: si tratta di una pietra rossa che, se calpestata, porterebbe al mal capitato sfortuna e disgrazia.


  Nel 1630, una pia donna di nome Giovanna, abitante a Castello, ebbe la visione della Madonna che le raccomandò, per vincere la peste, di dipingere un quadro rappresentante la Sua immagine e quelle dei Santi Rocco, Sebastiano e Giustina, e di esporre questo quadro appeso alla parete del sottoportego della Corte Nova. 
   Gli abitanti del sestiere, informati dalla mistica, decorarono il sottoportico con il quadro richiesto dalla “Madonna”.
  Il sestiere e la zona legata a queste immagini rimasero indenni dal morbo, che si dileguò improvvisamente così come sparì il quadri miracoloso, ma a terra, tra i masegni ne rimase uno di colore rosso, dove, a voce di popolo, la peste, per volere della Vergine, era sprofondata, lasciando finalmente sana la Serenissima.  
http://www.veneziamuseo.it/terra/castello/Ternita/ternita_cur_piera.htm 

https://venezia.myblog.it/2015/11/14/venezia-il-sottoportego-della-pietra-rossa-della-madonna-della-peste/.
https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/la-pietra-rossa-del-sotoportego-de-la-peste/ 



Sior Rioba

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 Sior Rioba
,  il Campo dei Mori e il Palazzo del cammello 

- presso sestiere di Cannaregio ¤  Campo dei Mori

Il Sior Rioba (o sior Antonio Rioba, Toni Rioba o semplicemente Rioba), è una statua situata in Campo dei Mori a Cannaregio.

   "Secondo una cronaca il vicino Palazzo Mastelli del Cammello (così detto per un cammello sulla sua facciata) e altri edifici che si affacciano sul campo vennero costruiti dalla famiglia dei Mastelli, giunta a Venezia nel 1113 dalla Morea (la regione nota come Peloponneso), quindi definiti "Mori". La famiglia era formata da tre fratelli: Rioba, Sandi e Alfani, i quali commerciavano sete e spezie.

  Secondo una tradizione, tra gli affari praticati c'era anche la gestione di una banca, attraverso la quale fu truffata una signora veneziana molto religiosa che pregò Santa Maria Maddalena di scagliare la sua maledizione sui tre mercanti. Quindi la donna diede i soldi ai tre fratelli e per miracoloso prodigio i Mastelli divennero tre statue di pietra, che furono messe in una nicchia di Campo dei Mori a monito per quanti li vedevano."  https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Rioba



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¤ Campo dei Mori 
così chiamato per la presenza delle statue trecentesche in Pietra d'Istria, inserite nei muri delle case. Le statue rappresenterebbero tre "fratelli Mori" / i fratelli Mastelli (Afani Mastelli, Rioba Mastelli e Sandi Mastelli) ed un loro servitore, venuti dalla Morea da cui il nome Mori  e quindi Mori non per la colorazione della pelle ma per la loro provenienza.


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Palazzo Mastelli del CammelloLa Casa del Cammello  ¤ 

 è il nome dato a Palazzo Mastelli del Cammello, per il cammello raffigurato in un bassorilievo alla destra della facciata verso il rio. 

(vedi altre notizie  nella pagina "Sior Antonio Rioba e i so do (o tre) fradei" )

 

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el Gobo de Rialto 



Il gobbo di Rialto - presso sestiere di San Marco ¤ - Campo san Giacomo di Rialto

  Statua di un uomo inginocchiato che sorregge un piedistallo di marmo per banditori presso il campo di San Giacomo di Rialto (San Giacometo)

"(...) Libelli e caricature anonime, si affiggevano inoltre a quella pietra, donde si pubblicavano le leggi, e che è sorretta da una statua incurvata, detta il Gobbo di Rialto, il quale fu per qualche aspetto il Pasquino veneziano. Tra la statua di Roma e quella di Venezia corse una specie di corrispondenza satirica, e dietro il nome del Gobbo si nascosero molti scrittori di pasquinate contro le persone, i costumi, il clero e perfino lo Stato. (Moschetti, "Il Gobbo di Rialto e le sue relazioni con Pasquino", in "Nuovo Archivio Veneto" 1893, t. V, pag. 5 e segg.)".
> vedere http://www.veneziamuseo.it/terra/San_Polo/Zuane/zuane_cur_gobo.htm

 


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Maroco de le pipone


Maroco de le pipone - presso sestiere di San Marco
 - piccola statua in marmo alla base della colonna di Todaro in piazzetta San Marco che rappresenta un personaggio fantasioso di nome Maroco, che impegnava il tempo vendendo meloni.
Maroco aveva un'importanza notevole data la sua vicinanza con Palazzo Ducale, il centro del potere di Venezia, e su di lui i buontemponi affiggevano fogli con poesiole in rima o critiche al malgoverno. Vedere http://www.veneziamuseo.it/terra/san_marco/Marco/marco_cur_pipone.htm
http://venezia-giorno-per-giorno.blogspot.com/2011/06/le-statue-parlanti-di-venezia-maroco-de.html

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la “Mona” ardente e il “Casso” unghiato



Capitelli della

“Mona” ardente 

palazzo dei Camerlenghi
e del

“Casso” unghiato
palazzo dei Camerlenghi

- presso sestiere di San Polo 


- si tratta di due capitelli scolpiti nel palazzo del Camerlenghi all’epoca dell’edificazione in pietra del ponte di Rialto.
 La tradizione popolare tramanda narra che, durante i lunghissimi lavori di costruzione del nuovo Ponte di Rialto...
<<La tradizione popolare vuole che essi rappresentino, rispettivamente, una popolana che aveva sentenziato: "quando che i finisse el ponte, me ciaparà fogo la mona" (quando finiranno il ponte mi prenderà fuoco la vagina); al che un popolano avrebbe rilanciato: "sto ponte i lo finirà quando ch'el casso farà l'ongia" (il ponte sarà finito quando il pene metterà l'unghia).>> http://www.veneziamuseo.it/TERRA/San_Polo/Zuane/zuane_cur_scommessa.htm


 Le colonne rosse di Palazzo Ducale 

 


 Le colonne rosse di Palazzo Ducale - presso sestiere di San Marco 
la nona e la decima colonna della loggia del primo piano non sono bianche ma "rosse".
Secondo alcuni le due colonne rosse erano il luogo dal quale il Doge assisteva alle cerimonie e agli spettacoli che si svolgevano in Piazza; sempre da qui, sembra venissero annunciate le sentenze di morte. 

vedere > https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/colonne-rosse-palazzo-ducale-a-venezia/

 


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la colonna dannata
di Palazzo Ducale


 
 La colonna dannata di Palazzo Ducale
- presso sestiere di San Marco -
 E’ la quarta colonna del lungo colonnato che si affaccia sul molo, partendo da quella d’angolo che guarda anche la piazzetta, e sembra pure un po’ più grande delle altre; sporgendo per qualche centimetro dal profilo prospettico formato dal colonnato.

Ebbene con la schiena ben appoggiata alla colonna per tutta la durata della prova, il condannato passo dopo passo doveva doveva circumnavigarla e completare il giro per l’intera circonferenza. Una prova che non sembra essere mai riuscita a nessun sventurato se non in casi talmente rari di cui però nessuno ne conserva traccia precisa.

vedere  https://www.veneziaeventi.com/notizie/scopriamo-venezia/la-colonna-dannata-palazzo-ducale/


 



 Mistero della terza colonna
 - presso sestiere di San Marco - [...] Le enormi colonne, trasportate dall'Oriente come bottino di guerra, dovevano essere originariamente tre, ma il terzo affusto venne perduto assieme alla nave che lo trasportava durante lo sbarco. La colonna naufragata dovette affondare profondamente nella fanghiglia dei fondali, tanto che "cercandola a distanza di vent'anni dall'affondamento un mastro appositamente incaricato, col tastare il fondo a mezzo di una lunga pertica, non la si poté in alcun modo ritrovare".[...] https://it.wikipedia.org/wiki/Colonne_di_San_Marco_e_San_Todaro 

Luci rosse basilica di San Marco - presso sestiere di San Marco -

Luci rosse in ricordo della storia del Fornaretto di Venezia .

vedere > https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/le-luci-rosse-della-basilica-di-san-marco-in-memoria-del-povero-fornareto/

 


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Il cuore del doge

Il cuore del doge - 
presso Basilica di San Marco - Sestiere di San Marco

Verso l’uscita della Basilica di San Marco vi è una lastra di pietra diversa dalle altre che reca uno strano simbolo: un cuore che racchiude un riccio sormontato da un corno dogale. Questa rappresentazione ricorda che, al di sotto di questa lastra, è sepolto il cuore del 98° doge della Serenissima, Francesco Erizzo (1566-1646 – doge dal 1631-1646). Il riccio sotto al corno dogale è il simbolo della famiglia patrizia Erizzo e deriva dall’assonanza tra ‘riccio’ ed ‘Erizzo’.


https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/il-cuore-di-pietra-della-basilica-di-san-marco/ 

 


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Casin degli spiriti
 

 Casin degli spiriti - presso sestiere di Cannaregio  Canale della Misericordia/Fondamente Nove/Sacca della Misericordia

Il Casino degli spiriti, ritenuto un luogo di ritrovo di spiriti irrequieti, è sempre stato considerato un luogo maledetto. Il fantasma più famoso che si dice apparisse spesso tra le sue stanze, era quello di Luzzo, pittore del ‘500 che, proprio in quelle stanze, si incontrava con Giorgione, Tiziano e Sansovino. Luzzo morì suicida a causa di un amore non corrisposto: si era follemente invaghito di una delle amanti del Giorgione, Cecilia. > vedere https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/il-casino-degli-spiriti-a-venezia/

http://www.veneziatoday.it/blog/vivivenezia/leggenda-casino-degli-spiriti-fantasmi-venezia.html 


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Il buco del diavolo
 

Il buco del diavolo  - presso sestiere di Castello 

Palazzo Soranzo, vicino a San Marco a Venezia ha sulla facciata un rilievo con un angelo scolpito e sopra di esso c'è uno strano buchetto, che ricorda un misterioso avvenimento del 1552.

https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/il-buco-del-diavolo-a-palazzo-soranzo-a-venezia/
http://mysterioustour.it/mistero/ca-dellangelo-e-il-diavolo-scimmia/ 

https://www.venetoinside.com/it/news-e-curiosita/il-buco-del-diavolo-a-palazzo-soranzo-a-venezia 

http://www.veneziamuseo.it/TERRA/Castello/Zaninovo/zan_cur_simia.htm 

https://www.ilgazzettino.it/nordest/venezia/misteri_venezia_palazzo_del_diavolo_ca_soranzo-6796993.html 

 


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Ca' Dario: il palazzo maledetto
- presso sestiere di Dorsoduro
 
Ca' Dario è un palazzo di Venezia, situato al civico 353 nel sestiere di Dorsoduro, che si affaccia direttamente sul Canal Grande. L'edificio è famoso per una serie non correlata di eventi spiacevoli successi ad alcuni dei suoi proprietari. Questo ha alimentato una suggestione popolare che vede l'edificio come "maledetto".
 https://it.wikipedia.org/wiki/Ca%27_Dario

 

 

 


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Massoneria
a Venezia e la Chiesa di Santa Maria Maddalena - presso sestiere di Cannaregio  - Chiesa della Maddalena

"Venezia, da sempre città magica e misteriosa, fu sede già nel XVIII secolo di importante loggia massonica di cui faceva parte anche il famoso avventuriero Giacomo Casanova.
Questa loggia massonica era così ricca e potente da riuscire a far costruire un'intera chiesa seguendo le dottrine della massoneria: la chiesa di Santa Maria Maddalena a Cannaregio.[...]"
vedere > https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/massoneria-a-venezia-chiesa-santa-maria-maddalena/

 

 


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  Storia di Biasio il luganegher, il diabolico macellaio - presso sestiere di Santa Croce -
 Riva de Biasio
 "Su questa riva ai tempi della Serenissima c'era la bottega di un salsicciaio (luganegher), Biagio Cargnio, che era molto famoso per i suoi piatti di carne.

Ma un giorno un operaio trovò nel suo piatto un piccolo pezzo di dito umano e subito avvisò le guardie che scoprirono nel retrobottega di Biasio alcuni corpi di bambini che ‘l'orco' trucidava per rendere più saporito il suo sugo. Biasio confessò ma non si seppe mai quanti bambini avesse ucciso e come se li procurasse.
Il serial killer fu trascinato da un cavallo fino al carcere dove gli furono mozzate le mani, fu poi torturato in piazza san Marco e lì decapitato.La sua casa e la bottega furono rase al suolo ma la riva mantenne nell'immaginario collettivo il nome di Biasio"

 vedere >https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/terribile-storia-biasio-macellaio-di-santa-croce/

 
 "Nel vicino campo San Zan Degolà, su un muro della chiesa, si può vedere ancora oggi il bassorilievo di una testa mozzata. Sebbene in realtà sia la testa di San Giovanni Battista, cui è dedicato il tempio, per alcuni vi è raffigurato Biagio, che ammonisce con la sua testa tagliata quanti meditino di far del male ai bambini."
> vedere https://venezia.italiani.it/biasio/ 

 


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 il fantasma di campo delle Ruga  - presso sestiere di Castello  - Campo della Ruga
 La storia si svolge in un giorno di novembre del 1929 dalle parti di campo Ruga proprio dalla riva che entra in calle che va al sottoportico Zurlin, il sottoportico più basso di Venezia.
 Un medico a bordo di una gondola sente la voce di una ragazza che grida aiuto avvolta nel suo scialle nero. Sua madre sta male. Sorpreso che la ragazza avesse riconosciuto in lui un dottore prese la sua borsa in cuoio e si affrettò a soccorrere la madre della ragazza. Entrò in una delle porte della corte interna e salì le scale. Là trovò la donna, che subito riconobbe come una sua ex domestica. Aveva la polmonite. Il dottore fece di tutto per quella donna complimentandosi di avere una figlia così premurosa: se la domanda d’aiuto fosse stata invocata anche la mattina dopo sarebbe stato troppo tardi. Ma in quel momento la madre strabuzzò gli occhi: “Mia figlia? Ma è morta più di un mese fa!”. Il dottore non voleva crederci, si girò e non vide più la ragazza. La madre, a prova che quello che diceva era vero, indicò al dottore di aprire l’armadio di fronte al letto per mostrargli le sue scarpe e il suo scialle. Il dottore riconobbe lo scialle nero che aveva visto addosso alla ragazza con la differenza che era perfettamente asciutto.

http://www.venessia.com/leggendeieri/ 

 


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 Na vita de fero 

 

leggenda che si racconta attorno alla larga nicchia, posta ad altezza d'uomo, che si può osservare in calle dei albanesi, nel tratto in cui essa costeggia i muraglioni del palazzo delle prigioni.

Si dice che tale rientranza sia stata causata dalle innumerevoli volte in cui le sentinelle della ronda esterna si una volta qui giunte, a turno si poggiavano al muro e con la cotta in maglia d'acciaio abbiano finito per consumare la pietra d'Istria.
http://www.veneziamuseo.it/TERRA/Castello/Zaninovo/zan_cur_vita.htm 

 


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La leggenda del Fornaretto -
un racconto popolare veneziano ambientato nel 1507, sotto il dominio del doge Leonardo Loredan.

"
Il racconto è ambientato nella Venezia rinascimentale del 1507, nell'angolo tra calle della Mandola e il Ponte degli Assassini. All'alba, il giovane panettiere Piero Fasiol si sta recando alla sua bottega, o, secondo altre versioni del racconto, dalla sua amata Annetta per chiederle di sposarlo, quando trova una guaina d'argento e decide di farne dono ad Annetta, che però non lo accetta e gli chiede di tornare indietro a vedere se qualcuno la sta cercando. Tornato indietro, Piero trova steso a terra il cadavere del conte Alvise Guoro (secondo altre versioni fu quando trovò il cadavere che prese con sè la guaina del pugnale colpito dalla finezza della fattura).

Il ragazzo torna da Annetta e dalla sua padrona, la signora Barbo, e le racconta ciò che è accaduto. In quel momento, bussano alle porte due guardie, che chiedono a Piero di seguirle a Palazzo di sua spontanea volontà. Il ragazzo fa come gli è stato chiesto, sicuro della sua innocenza. Arrivato a Palazzo Ducale, il giovane Piero viene rinchiuso nei pozzi, dove urla di essere innocente. Nel buio, il ragazzo perde la cognizione del tempo, riuscendo a udire solo vagamente i rintocchi delle campane di San Marco che tengono le ore. Ad un certo punto, gli fanno visita Annetta e il suo padrone Messer Barbo, che inizia a tempestarlo di domande a cui Piero non sa dare una risposta. Il Barbo allora gli offre due azioni: confessare oppure evadere con lui quella notte stessa. Il ragazzo sceglie di scappare e Barbo lo nasconde sotto il suo ampio mantello e lo conduce fino alla Porta della Carta; qui, l'uomo gli ordina di raggiungere il Fondaco dei Tedeschi, dove troverà protezione, prima della mezzanotte. Il viaggio si rivela accidentato, al buio, rischiando più volte di farsi catturare dalle guardie. Una volta giunto al Fontego, però, Piero viene riconosciuto e dichiarato una spia e consegnato alle guardie, che lo rinchiudono di nuovo nei pozzi. Il Consiglio dei Dieci, nel frattempo, si riunisce per decidere la sorte di Piero, che ora ha multiple accuse. Il giudizio è preso per votazione: Piero viene riconosciuto colpevole e condannato a morte.

Il giovane è quindi portato in Piazza San Marco, dove una grande folla assiste all'esecuzione. Il Doge Loredan in persona dà l'ordine al boia, che decapita Piero Fasiol, fornaretto di San Paternian.

Non passano però molti giorni, che, per un caso fortuito, viene individuato il vero assassino[1]. In seguito ai rimorsi per aver condannato il povero fornaretto, le magistrature veneziane divennero molto più prudenti nel decidere sulla vita di una persona.

Secondo alcune varianti della leggenda, inoltre, tutti i conoscenti di Piero o chi lo giudicò colpevole, fecero una brutta fine: Annetta morirà povera; il conte Barbo, riconosciuto colpevole, morirà soffocato durante una cena; il Doge Loredan morirà di malattia a 86 anni; la signora Barbo morirà nel 1507 per una tubercolosi. Tutte queste morti costituiscono la maledizione del Fornaretto." 

- vedere > https://it.wikipedia.org/wiki/Il_fornaretto_di_Venezia_(leggenda_veneziana)

- vedere > https://www.venicecafe.it/rio-tera-dei-assassini-e-la-leggenda-del-fornaretto/

https://www.venicecafe.it/la-leggenda-del-fornaretto-una-bufala-ottocentesca/
https://venicewiki.org/wiki/Calle_dei_Assassini


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La leggenda di Melusina e il cuore di pietra
- presso sestiere di Castello  -sottoportedego dei preti
Il cuore rosso di pietra del sottoportego dei Preti sarebbe stato collocato a ricordo di questo grande amore e della casa dove abitava Orio, il pescatore innamorato della bellissima sirena Melusina.
"
Vicino alla chiesa di San Giovanni in Bragora a Castello c'è un sottoportego molto famoso tra gli innamorati: vi è infatti un cuore di mattoni rosso e toccarlo fa avverare il proprio sogno d'amore entro l'anno.

Narra la leggenda che qui vivesse un pescatore di nome Orio.Un giorno mentre pescava sentì una voce che chiedeva aiuto; stupito scoprì che nella sua rete era impigliata una sirena, di nome Melusina. I due si innamorarono, ma lei era stata colpita da una maledizione: ogni sabato si trasformava in un terribile serpente.

L'unico modo per vincere la maledizione era che Melusina si sposasse e così, diventata umana Orio la portò a casa sua ed ebbero tre figli, ma dopo alcuni anni Melusina si ammalò e morì. Orio era disperato ma poi si accorse che quando ritornava a casa dalla pesca tutto era misteriosamente in ordine. Un giorno però tornò prima dal lavoro, trovò in cucina un serpente e lo uccise. Da quel momento la casa fu sempre in disordine, perché il serpente era in realtà Melusina che tornava dagli abissi ad aiutare la sua famiglia.

In ricordo di questa bella storia d'amore fu messo il cuore rosso dove si trovava la loro casa." 


vedere > https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/cuore-di-mattoni-nel-sottoportego-dei-preti/
vedere > https://www.venicecafe.it/la-leggenda-di-melusina-e-il-cuore-di-pietra-nel-sotoportego-dei-preti/

 


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Il ponte del Diavolo
– presso l'Isola di Torcello  
ponte del diavolo

“Questo e il ponte Chiodo a Cannaregio sono gli unici ponti a Venezia a mantenere l’antica struttura senza parapetto.”

[...]Una leggenda vuole che il ponte sia stato costruito in una sola notte proprio dal Diavolo.
Secondo la versione più credibile ma meno affascinante, il ponte è detto del diavolo, perché in origine bisognava attraversarlo per arrivare al palazzo di una famiglia così soprannominata.[...]

Esiste un secondo Ponte del Diavolo in Venezia ma questo è provvisto di spallette di metallo e si nel sestiere di Castello sul Rio de San Provolo tra la fondamenta e la fondamentina de l'Osmarin 

vedere anche LA LEGGENDA DEL DIAVOLO DI TORCELLO  >  https://www.venicecafe.it/il-ponte-del-diavolo-isola-di-torcello/

 


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La Sveglia della strega - 
in calle della Toletta   - Sestiere di Dorsoduro
" Su una casa di colore giallo, all'altezza circa del tetto, è appesa una vecchia sveglia!
Narra la leggenda che la sveglia segnasse l'ora in cui venivano compiute le ‘fatture' di una strega che abitava lì vicino e che si dilettava nella magia nera. Alla morte della strega, la casa in cui abitava rimase chiusa per anni perché nessuno vi voleva abitare.
La grande sveglia in rame originaria non è quella appesa oggi, che è invece la ‘terza' sveglia sostituita negli anni.
A dare inizio alla serie delle sveglie della Toletta sarebbe stato, molti anni fa, un barbiere che aveva la bottega proprio dentro la piccola calle, vicino alla strega: un giorno l'uomo, per scherzo, chiese a degli operai che stavano lavorando su quell'edificio di appendervi una sua vecchia sveglia… Quando, qualche anno dopo, la sveglia venne rimossa, iniziarono a manifestarsi fenomeni inquietanti: rumori, visioni, inspiegabili, sparizioni di oggetti, piccoli incidenti domestici... Venne subito ricollocata una nuova sveglia, poi rimossa qualche anno dopo per effettuare dei lavori di restauro. Gli strani eventi si ripresentarono di nuovo… Lo spirito della strega pare non voler rinunciare a stabilire l'ora del suo prossimo maleficio! [https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/sveglia-della-strega-calle-della-toletta-venezia /]

 


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 La Leggenda della fonte di San Sebastiano, nel convento della Santa Croce - presso la Giudecca
“Si narra che nel 1464 la peste mietesse migliaia di vittime in città e che entrò anche nel monastero della Santa Croce della Giudecca, uccidendo quattro monache. Un giorno, la suora portinaia offrì a un cavaliere una tazza d’acqua. L’uomo, colpito dalla generosità della suora la esortò ad avere fede, perché da quel giorno nessuna monaca sarebbe più morta. Il cavaliere misterioso venne identificato con San Sebastiano (Protettore contro la peste) e la fonte di quell’acqua considerata miracolosa.”


 - vedere > https://www.venicecafe.it/la-chiesa-di-santa-croce-e-la-fonte-di-san-sebastiano/
https://www.conoscerevenezia.it/?p=24537

 

 


 

 

 



Curiosità

 


Curiosità sulla rappresentazione del Leone di San Marco 
  •    Leone andante
      "Leone di San Marco" -
    Ovvero quando è possibile vedere per intero il corpo del leone di profilo, appoggiato su tre zampe mentre l'anteriore destra è poggiata sul libro: tipica raffigurazione presentata nelle bandiere e nelle grandi statue, dove vi era abbondanza di spazio per riportare la rappresentazione completa
    > Vedere > https://it.wikipedia.org/wiki/Leone_di_San_Marco

     

  •    Leone in Moeca
     
    Leone in moeca è simbolo del Leone di San Marco in tondo "In Moeca" che per tradizione veneziana vuole che somigli ad un granchio. Moeca è il nome dato in veneziano al granchio in muta
    > Vedere> https://venicewiki.org/wiki/Leone_in_Moeca


     
  •   Leone rampante 
    - Leone appare di profilo ed è ritto sulle zampe posteriori,  e con le zampe anteriori regge il libro e la spada.

    > Vedere > https://it.wikipedia.org/wiki/Leone_di_San_Marco

 


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 Gobbe antibandito e/Pissotte o Pissabraghe- collocate negli angoli bui delle calle o negli angoli delle chiese. Esse sono delle colate di malta che avevano lo scopo di impedire ai malviventi di appostarsi negli angoli delle strade, quando a Venezia ancora non c’era l’illuminazione pubblica.


  Alcuni studiosi sostengono invece che le “gobbe” non erano altro che un deterrente per coloro che volessero orinare negli angoli in quanto le “pissotte” facevano schizzare l’urina addosso a chi la faceva.
http://www.penisola.it/venezia/gobbe.php
http://www.venessia.com/pissotte/

 


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  Piere sbuse - sono in pietra d' Istria e sembrano delle piccole lapidi sporgenti dal muro di 25/35 cm e con un buco nella parte più esterna del diametro di circa 10 cm...

 [...]Le ipotesi
- Stenditoio per il bucato … ma non sarebbe stata una struttura esagerata?
- Vi si infilavano dei pali per asciugare i pesanti panni dei tintori … ma perché erano sui piani alti degli edifici ed a volte anche non facilmente raggiungibili?
- Supporti per battenti da chiudere in caso assalto nemico. A Torcello ce ne sono di simili per pesanti battenti in pietra, ma quest’ultimi sono in posizione verticale e quindi più facili da manovrare. Ma perché un riparo sulle finestre più alte dei palazzi, quelle meno facilmente raggiungibili in caso di assedio?
- Supporti per gonfaloni. In passato era uso stendere vessilli e stendardi durante le innumerevoli feste e processioni. Bisogna però dire che alcune facciate con le piere sbuse sono poco visibili o site su calli interne e a volte anche molto strette.
https://venezia.italiani.it/mistero-delle-piere-sbuse/
http://www.venessia.com/pieresbuse/
http://www.penisola.it/venezia/gobbe.php

 

 


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 A ricordare l'arte dei Boteri ci sono anche le cosiddette "porte da Boti", due delle quali si trovano nel sestiere di San Polo, precisamente in calle San Mattio (all'anagrafico 815) e in calle de l'Arco (al n. 456). Queste porte sono state sagomate con due curve scavate sugli stipiti, per far uscire ed entrare agevolmente le botti nei magazzini. I Boteri, per costruire le botti, si rifornivano delle doghe (potevano acquistarne al massimo 1500 per volta), nei luoghi preposti alla vendita che erano ubicati a Cannaregio, tra il ponte di Rialto e Santa Sofia, a Castello, lungo la Barbaria de le Tole, (così chiamata perché vi si trovavano numerosi depositi di legname e falegnamerie dove venivano tolte le barbe dalle cortecce degli alberi), e a Dorsoduro, nella contrada di San Basegio (san Basilio). Le botti erano, a seconda dell'uso, in rovere o castagno, mentre per i barili (costruiti principalmente dai barileri) veniva usato legno di abete, larice o salice. Per tenere unite le doghe delle botti, i Boteri dovevano procurarsi i cerci (cerchi) in ferro, fabbricati dai Cercéri da bote, membri di una Scuola istituita nel 1259. https://live.comune.venezia.it/it/2018/09/calle-dei-botteri


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"Turco asasìn" e "Dama venexiana"


La diffusione della persiana dal XVII secolo in Europa passò tramite il commercio con l'oriente e quindi tramite la Repubblica di Venezia la quale era la principale potenza che nel Mediterraneo deteneva contatti con le aree di cultura araba. Sentita la necessità di mantenere aperte o chiuse le persiane a seconda delle condizioni atmosferiche o meteorologiche, furono i veneziani ad inventare dunque il fermapersiana nella forma più classica che ancora oggi è la più diffusa, ovvero quella che presenta delle figure umane scolpite proprio sui fermapersiana.

Le figure sono del Turco asasìn e della Dama venexiana i quali "compaiono" o "scompaiono" a seconda del fatto che le persiane si tengano chiuse o aperte e bloccate.

turco assasin

   La figura del turco è rappresentato come un militare dalle sembianze orientali con turbante, baffi ed una giubba militare proprio come apparivano i soldati turchi nel XVII-XVIII secolo. La dama è invece rappresentata come una prosperosa donna dai capelli acconciati alla europea.

 

Dama Venexiana
     La figura della dama secondo alcuni sarebbe la personificazione della Serenissima e questo fatto prende ancora più vigore se si pensa alla contrapposizione col turco sul retro, con cui Venezia ebbe per secoli aspri contrasti per il controllo del Mediterraneo, ma anche prosperi commerci con l'oriente.

 

  Il turco durante il giorno, quando le persiane rimanevano solitamente chiuse per proteggere dal sole gli interni dell'abitazione, penzolava capovolto e il fermapersiane si trasforma quindi come detto nella figura della fanciulla.[1]

https://it.wikipedia.org/wiki/Ferma-persiana
 

 


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Calle Varisco  

calle Varisco La calle Varisco, nel sestiere di Cannaregio, è la calle più stretta di Venezia, con i suoi 53 cm di larghezza permette il passaggio di una sola persona alla volta.
 Pare che una leggenda dica che se un assassino dovesse camminare per questa calle, le mura si chiuderebbero fino a uccidere l’assassino, punendo così la loro anima impura.



 


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Ponte del Chiodo  

 Ponte di casa privata senza "bande": ultimo testimone rimasto nei canali veneziani di quelli che erano gli antichi ponti veneziani, senza balaustre. In città ce ne sono altri che dimostrano come le balaustre siano state aggiunte alla struttura nata appunto per esserne sprovvista, lasciando intravvedere la vecchia struttura, modificando la linea che da gentile diventa robusta.

Anche gli scalini sono molto diversi, meno ravvicinati, con le pedate più lunghe. Anche a Venezia c'erano i cavalli e con questi si arrivava direttamente nelle case, anche attraversando i ponti.

vedi https://venicewiki.org/wiki/Ponte_del_Chiodo 




  Deriva dalla monetina spicciola austriaca 5 Scheidemünzen, mome "venetizzato" in 5 Schei-de-mona, diffusa nel "Regno Lombardo-Veneto" coniata dall'Impero Austroungarico, e che ha dominato nella regione dal 1815 al 1866. Per la polizia chi non aveva monete in tasca era considerato un vagabondo, da quindi  il mododi dire Sinque schei de mona in scarsea ghe fa ben a tuti cioè che è sempre bene avere almeno qualche soldo in moneta
Il modo di dire Ghe vól sempre do schèi de mona scarsèasignifica anche che all'occorrenza puo esser utile sembrare un po' stupidi (in Veneto: mona) per non aver problemi.
Sinque schei de mona in scarsea ghe fa ben a tuti e anche Ghe vól sempre do schèi de mona scarsèa (o frasi simili)
https://it.wikipedia.org/wiki/Schei 

 


i tre babai - Babao (o Barababao), nell’antica venezia, era un piccolo demonio, sfacciato e spiritoso che amava farsi beffe delle persone, soprattutto delle donne.
Per antonomasia venivano chiamati Babai gli “Inquisitori di Stato”, per la paura che ispirava il loro tribunale
- vedere > https://www.venicecafe.it/babao-e-babai-a-venezia/

 

 


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Spezieria alla Testa d'oro e la teriaca
  - presso Sestiere San Marco -  

 "La scultura bronzea sospesa nel vuoto è l'antica insegna della Spezieria 'Alla Testa d'oro': in un'epoca in cui pochi sapevano leggere, doveva essere ben visibile e riconoscibile da chiunque. Non si sa con esattezza a chi s'ispirò l'autore per la fattura della testa d'uomo cinta d'alloro, dai tratti decisi: forse a Virgilio Zorzi, uno degli antichi proprietari, forse a Mitridate o Andromacos. Sul muro s'intravede un frammento di scritta che allude alla Theriaca d'Andromaco, una sorta di rimedio universale ritenuto in grado di curare tutti i mali, specialità della spezieria fin dal 1603. Infatti si riteneva che qui si producesse la migliore Theriaca della città e per questo motivo la farmacia "Alla Testa d'oro" poteva fabbricare il preparato tre volte all'anno, secondo un rituale complicato, mentre le altre farmacie erano autorizzate a farlo soltanto una volta l'anno.
Alla caduta della Repubblica nel 1797, questa fu l'unica farmacia che continuò a produrre la 'droga divina' fino al secolo scorso, anche se con una formula semplificata. "

vedere > https://www.repubblica.it/viaggi/2016/12/07/foto/la_venezia_misteriosa_in_una_guida_tra_campi_canali_e_camere_segrete-153642761/40/

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Teriaca veneziana 



segni dove venivano appoggiati i calderoni per la preparazione della teriaca davanti alle spezierie che la producevano La teriaca veneziana era un preparato farmaceutico dalle supposte virtù miracolose di origine antichissima che veniva prodotto a Venezia veniva preparata una volta l’anno con una pomposa cerimonia alla presenza dei Priori e dei Consiglieri del medici. Questo rito avveniva in pubblica piazza: davanti ad alcune spezierie di Venezia venivano messi dei grandi mortai di bronzo, in cui si mescolavano insieme i 64 ingredienti che servivano a produrre la teriaca, ingredienti che prima venivano esposti al pubblico.
https://colturaecultura.wordpress.com/2013/05/21/la-farmacia-nella-repubblica-di-venezia/
https://www.venicecafe.it/la-miracolosa-theriaca/
https://www.notizieonline24.com/2018/08/17/teriaca-veneziana-cio-che-rimane-di-questo-farmaco-a-venezia/ 


 


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monumento di Bartolomeo Colleoni "davanti a San Marco"  - sestiere Castello - Nel suo testamento, lasciò a Venezia 100.000 ducati, con il vincolo che gli venisse eretto un monumento “davanti a San Marco”. Un antico divieto impediva, però, l’erezione di statue in Piazza San Marco. Il governo veneziano, pur di impossessarsi del denaro, deliberò (30 luglio 1479) che il monumento al Colleoni sarebbe stato fatto, ma astutamente fece erigere la statua davanti alla Scuola di San Marco, in campo San Giovanni e Paolo. Il monumento del Colleoni fu il primo ad essere collocato in un campo a Venezia.   https://www.venicecafe.it/il-monumento-di-bartolomeo-colleoni-in-piazza-san-marco/

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L'Isola di San Secondo


l'isola di San Secondo  - laguna ovest (nei pressi del ponte ferroviario)

Intorno al Duecento Pietro Tiepolo, figlio dell’allora doge Jacopo, conquistò Asti, e fra i tesori che inviò a casa pose anche il corpo di San Secondo confessore, da destinarsi alla chiesa di San Geremia. Ma durante l’ultima fase del trasporto l’imbarcazione, partita da Mestre, fu sorpresa da un violento fortunale, e dovette far rotta sull’isola per preservare il suo carico prezioso. Passato il temporale, l’equipaggio tentò di riprendere il largo, ma una nuova tempesta convinse gli uomini a tornare al riparo. Una eventualità che li persuase della volontà del santo di voler rimanere in quel lembo di terra, fino ad allora intitolato a Sant’Erasmo, dove sorgeva un monastero di suore benedettine.  https://venezia.italiani.it/scopricitta/isola-san-secondo/


 





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